https://www.instagram.com/

Nikujaga


Durante i lunghi e freddi mesi infernali, cosa risclada più di un buon piatto caldo che profuma deliziosamente di casa? Ogni famiglia ha le proprie tradizioni culinarie, e così è anche in Giappone.
Il piatto che prepareremo oggi è il nikujaga, tradotto letteralmente "carne-patate", ed è uno dei piatti casalinghi che i giapponesi sono soliti consumare nel periodo infernale accompagnato dall'immancabile shiro gohan e dalla zuppa di miso.

Il nikujaga versione anime

Il nikujaga altro non è che uno stufato di carne e patate cotto in una salsa dolce a base di shoyu (salsa di soia) e zucchero, molto simile al nostro spezzatino. Trattandosi di una ricetta casalinga, molte sono le varianti, oggi però ne realizzeremo una molto comune composta da fettine di manzo, patate e cipolla, a cui io ho aggiunto delle carote e dei funghi shiitake.

Nota: Agli ingredienti andrebbero aggiunti anche fagiolini o taccole, ma purtroppo non sono riuscita a trovarli quindi li ho omessi, ma nel caso in cui a voi vada meglio vi consiglio di farli sbollentare per qualche minuto e poi aggiungerli allo stufato quasi a fine cottura.

Ingredienti per due persone:
  • 6 fettine di carne di manzo piuttosto sottili (circa 3 mm)
  • 2 patate medio piccole
  • 1 cipolla media 
  • 1 carota 
  • 3 cucchiai di shoyu
  • 1 cucchiaio di mirin
  • 1 cucchiaio di zucchero di canna
  • 2 cucchiai di sake
  • 4-5 funghi shiitake
  • 2 cucchiai di olio di sesamo
  • 600 ml di brodo dashi (oppure anche anche bollente. Io ho preferito utilizzare un brodo di shiitake, porro e alga kombu)
  • cipolletta fresca per guarnire



Procedimento:

Se usate il brodo, iniziate reparando quest'ultimo e tenetelo da parte in  modo che rimanga caldo. 
Passiamo adesso alla preparazione dello stufato.
Per prima cosa mondate e tagliate le verdure: le cipolle a fette non troppo sottili, le carote a rondelle, i funghi in due parti.
Per le patate vi consiglio di utilizzare un metodo di taglio giapponese chiamato mentori. 


Tagliate le patate a tocchetti e poi con un coltello smussatene gli algoli vivi (come nella foto sopra). Questa è una tecnica che si usa quando si ha la necessità di cuocere le verdure per lungo tempo (come appunto negli stufati), in modo che durante la cottura non si sfaldino e rimangano integre.

In un tegame dai bordi alti scaldate l'olio di semi e fatevi rosolare la cipolla e la carne. Quando quest'ultima risulterà ben rosolata, fate sfumare con il sake e il mirin, aggiungete la salsa di soia e lo zucchero di canna, fate insaporire per qualche minuto e poi aggiungete le verdure precedentemente tagliate, mescolate, coprite e fate cuocere a fiamma medio-alta per 4-5 minuti (tenete d'occhio per evitare comunque che si brucino).
A questo punto aggiungete il brodo caldo, abbassate la fiamma, coprite il tegame e fate cuocere per circa 20 minuti, o almeno fino a che le verdure non saranno cotte. Il tutto dovrà comunque rimanere parecchio brodoso.



Servite caldo e guarnite con la parte verde della cipolletta tagliata a pezzettini. In Giappone si serve il nikujaga accompagnandolo con del riso al vapore e una ciotola di zuppa di miso (entrambe le ricette qui sul blog), una cena più giapponese di così non si può!

Itadakimasu!


Cenni storici: l'origine del nikujaga
Come molte ricette giapponesi, anche il nikujaga prende ispirazione dalla cucina occidentale. Esso risale al XIX secolo e sembra essere stato creato dai cuochi della Marina Imperiale giapponese sotto richiesta dell'ammiraglio Tōgō Heihachirō, memore dello stufato che veniva servito ai marinai della marina inglese.
L'ammiraglio Tōgō Heihachirō (fonte Wikipedia)



Comfort anime:Tre anime da vedere quando le giornate si rivelano particolarmente pesanti


Ohayo amici del Giappone, e bentornati sul mio blog!
Qualche giorno fa, esausta dopo una interminabile giornata di impegni, abbandonata sul letto con sguardo perso nel vuoto, cercavo disperatamente un modo per alleviare un po' lo stress.

Quale miglior modo allora, se non quello di evadere dalla realtà per rifugiarsi nel caloroso mondo degli anime?
Ed ecco qui l'idea! Tre comfort anime da guardare quando le giornate si fanno particolarmente dure.

Tre anime, tre generi, un po' per andare incontro a tutti i gusti. Tre anime emozionanti, coinvolgenti, molto rilassanti, commoventi il giusto e con una buona dose di sano divertimento. Il tocco in più? Ognuno di queste serie animate ha una dolcissima mascotte a quattro zampe! Più di questo cosa si potrebbe desiderare? 😌

Nota: i tre anime di cui vi sto per parlare, sono distribuiti in italia da Crunchyroll. Quindi facilissimi da trovare!

Detto ciò, buona lettura!

1. Given
Mascotte: Tama, un dolce pomerania tutto bianco, protagonista indiscusso della ending.
Stagioni: 1 (in corso)
Episodi: 12

Di questo piccolo gioiellino yaoi vi avevo già parlato tempo fa in merito al manga (qui l'articolo) ma, sorpresa di questa estate, dal Giappone è arrivato l'anime in tutto il suo splendore. Ringraziamo tutti insieme Crunchyroll per il regalo! Non abbiate timore comunque, è si uno yaoi, ma molto soft, niente scene spinte, niente di niente. Solo una storia commovente e delicata, spesso divertente, ma mai melensa. Quattro ragazzi uniti dalla passione per la musica, un passato non sempre felice con cui fare i conti, e nuovi amori nati sulle note di una chitarra scordata. L'anime è attualmente in corso con la sua prima stagione, sono previsti 12 episodi (sigh!) e openig ed ending sono il giusto coronamento a questo piccolo capolavoro. Vi lascio di seguito il trailer! 

 

2. Kaze ga Tsuyoku Fuiteiru
Mascotte: Nira, una dolcissima akita compagna di allenamenti.
Stagioni: 1 (conclusa)
Episodi: 23

Meglio conosciuto come Run with the wind, basato sul romanzo Feel the wind di Miura Shion, è un seinen/spokon che narra le vicende di dieci ragazzi, dieci coinquilini per la precisione, che si allenano per partecipare all'Hakone Ekiden, la più importante maratona a staffetta interuniversitaria del Giappone. 
Una sera, Haiji è alla ricerca del decimo componente della squadra senza la quale sarebbe impossibile partecipare alla gara e tener fede ad una promessa stretta in passato. Una sera si imbatte in Kakeru, un corridore veloce come il vento la cui corsa lo lascerà incantato. Superando qualche diffcioltà, convince un prima reticente Kakeru a far parte della sqaudra che, adesso al completo, può così mettercela tutta per raggiungere le tanto desiderate vette di Hakone. 
Cosa rende questo anime stupendo? Le dinamiche che si vengono a creare all'interno della pensione fra gli i dieci coninquilini. Dieci caratteri completamente diversi, apparentemente incompatibili, ma proprio per riusciranno a costruire un legame di amicizia e di rispetto fortissimo. Emozionante e bellissimo, da vedere assolutamente!


                                            


3. Rokuhodo Yotsuiro Biyori
Mascotte: un gattone placido e ciccione di nome Kinako
Stagioni: 1 (conclusa)
Episodi: 12

Un seinen/slice of life, e forse il mio preferito dei tre. Se siete amanti della cucina, giapponese in particolare, allora amerete questa serie. Al Rokuhodo, una tradizionale sala da tè, lavorano quattro uomini, ognuno specializzato in un preciso settore. Sui, lo specialista dei tè nonchè proprietario, Gure specializzato in caffè e milk art, il giovane pasticcere Tsubaki  e Tokitaka il cuoco. Tra prelibatezze e atmosfere rilassate, i quattro uomini si rapportano ogni giorno con i clienti, ascoltano le loro storie e dispensano saggi consigli. Il tutto in una meravigliosa atmosfera di familiarità. Un'anime così rilassante, che vi sembrerà di trovarvi lì, a sorseggiare un tè cullati dal suono del vento attraverso i bambù. E vi divertirete di gusto, eccome! 




Spero che anche il vostro riposo sia così conciliato, appuntamento alla prossima!
Sayonara 😘

Anmitsu


Ohayo amici del Giappone, e bentornati sul mio blog!

Dolci giapponesi, quanto sono deliziosi!? 
Per molti sarà diffcile da credere, ma uno dei punti forti della tradizione culinaria nipponica sono proprio i dolci. Delicati ed eleganti, con i loro colori rispecchiano perfettamente l'armonia della cultura giapponese. Un esempio? L'anmitsu.

Vicino al nostro concetto di macedonia, l'anmitsu è un antico dolce giapponese risalente all'epoca Meiji (1868-1912) ed è composto principalmente da quattro elementi:
  • kanten, la gelatina vegetale realizzata con l'agar agar
  • shiratama dango, gnocchetti di riso glutinoso
  • frutta fresca di stagione
  • kuromitsu, sciroppo di zucchero bruno
Ovviamente è possibile trovarne diverse varianti, ad esempio spesso viene servito accompagnato da anko (marmellata di fagioli azuki) e gelato. Insomma, sevi trovate in Giappone, magari nei caldi pomeriggi estivi, fermarsi e assaggiare un bun anmitsu è assolutamente un must!

A dispetto dei tanti elementi che lo compongono, realizzare l'anmitsu in casa è molto semplice, vi servirà un po' di pazienza ma vi assicuro che il risultato finale vi ripagherà del tutto! Io vi propongo una versione standard a cui ho voluto aggiungere anko e gelato al tè matcha, perdonatemi ma a tanta golosità non potevo certo resistere! Sentitevi liberi comunque di apportare tutte le modifiche che riterrete necessarie, quindi, buona preparazione! 

Nota: sul blog trovate già la ricetta di dangoankogelato al tè matcha (anche in versione vegan qui).

Per il kanten:
  • 500 g di acqua fresca
  • 1 cucchiaino di agar agar 
  • 1 cucchiaio raso di zucchero
In un pentolino mescolate bene l'acqua con l'agar agar, mettete sul fuoco e portate a ebollizione a fiamma medio bassa. Aggiungete lo zucchero e fate sobbollire per un altro minuto. Spegnete il fuoco, versate in un recipiente quadrato e fate raffreddare a temperatura ambiente, poi fate rassodare in frigorifero. Una volta rassodato tagliate a cubetti e mettete da parte.

Per il kuromitsu:
  • 100 g di zucchero di canna grezzo (io ho usato il muscovado, uno zucchero dal forte aroma ideale per i dolci, ve ne innamorerete!)
  • 80 ml di acqua
In un pentolino versate lo zucchero e l'acqua, mescolare e far sobbollire per circa 3 minuti. Togliere dal fuoco e far raffreddare. Se non lo usate subito, ponetelo in un barattolo e conservatelo in frigo.


Assemblare l'anmitsu



Andiamo con ordine. Procuratevi intanto una bella ciotola dove andrete a posizionare in basso i cubotti di kanten. Proseguite mettendo sopra la vostra frutta di stagione tagliata a pezzettini, nel mio caso ho voluto utilizzare pesche e fragole, due o tre dango e finite con un bel cucchiaio  abbondante di kuromitsu (che sia ben freddo!). Io ho aggiunto anche un cucchiao di anko e una generosa pallina di gelato al matcha (male non sarebbe stata una leggera spolverata di kinako, farina di soia tostata), a voi la scelta.
Non resta adesso che goderci questa merenda che profuma tanto di Giappone...
Itadakimasu!
 





Gelato al tè matcha vegan


Ohayo amici del Giappone, e bentornati sul mio blog!

Oggi entreremo un po' nel mood delle caldissime estati giapponesi, tra frinire di cicale e umidità, non sarebbe magnifico rinfrescarsi con qualcosa di leggero e fresco? Ma non vogliamo mica rinunciare alla golosità! 
Per coccolare un po' il mio palato ho deciso di realizzare un delizioso gelato al tè matcha completamente vegan, bontà assicurata! 😁
Realizzarlo è semplicissimo, pochissimi ingredienti e se, come me, siete sprovvisti di gelatiera, niente paura, vi spiegherò come ottenere un gelaso cremoso anche senza di essa!

P.S. vi lascio qui anche la ricetta classica del gelato al tè matcha, ugualmente buonissimo! 

Ingredienti per 500 g di gelato:
  • 200 ml di latte vegetale senza zucchero (per me mandorla, ma vanno bene anche soia o riso)
  • 300 ml di panna vegetale (per me soia)
  • 50 g di zucchero di canna 
  • 3 cucchiaini di matcha in polvere
Procedimento:

In un pentolino unite il latte vegetale, lo zucchero di canna e la polvere di tè matcha, mescolate bene con una frusta e portate ad ebollizione a fiamma medio-bassa. Fate sobbollire fino a quando tutto lo zucchero non si sarà sciolto.
Togliete dal fuoco, fate raffreddare per qualche minuto e poi aggiungete la panna vegetale, mescolate accuratamente sempre con una frusta e fate raffreddare prima a temperatura ambiente, poi per 1 ora in frigorifero.
Quando il composto risulterà ben freddo, si può passare al processo di creazione del gelato.
Se siete in possesso di una gelatiera, versate al suo interno il composto, azionate il macchinario e fate lavorare fino a quando il composto non sarà diventato denso e cremoso.
Se invece non siete in possesso di una gelatiera, vi basterà versare il composto in un contenitore per gelati d'acciaio ( oppure in un contenitore di plastica), e conservarlo in freezer. In questo caso però, dovrete avere l'accortezza di mescolarlo ogni mezz'ora per le prime due ore, e poi ogni ora per le altre successive due ore. In questo modo si eviterà la formazione di cristalli di ghiaccio all'interno del gelato.
Fate addensare completamente e...itadakimasu!

Sayonara! 😘

Kabocha Korokke: crocchette di zucca giapponesi


Konbanwa amici del Giappone e bentornati sul mio blog!

L'estate avanza inesorabile, e tra giornate di caldo soffocante e altre dal clima decisamente più mite, la voglia di gustare deliziosi manicaretti non passa mai! 
Purtroppo per me, il tempo a disposizione da dedicare alla cucina giappo non è tantissimo (accidenti agli esami estivi!), ma tra un impegno e l'altro oggi finalmente sono riuscita a rilassarmi un po' ai fornelli, quindi perchè non approfittarne per condividere con voi una bella ricettina? 😄

Tempo fa mi capitò di partecipare ad una fiera bio, e gironzolando un po' tra le bancarelle mi ritrovai davanti ad uno stand dove erano in vendita delle bellissime zucche Hokkaido. Conosciute anche con il nome di Uchiki kuri, sembrano essere originarie dell'isola di Hokkaido e presentano un inconfondibile retrogusto di castagna, insomma non potevo lasciarmela scappare! 
Visto il sapore caratteristico serviva una ricetta particolarmente golosa, e quindi eccoci giunti alla ricetta di oggi: kabocha korokke
Serve dirvi che il risultato si è rivelato eccezionale!? 😆

Io ho preferito una versione molto semplice usando solo la zucca, ma potrete benissimo arricchirle con un trito di carne saltato in padella con della cipolla, credo proprio che la bontà non avrà da risentirne! Vi lascio di seguito la ricetta, e nel caso non riusciste a trovare la zucca Hokkaido, qualsiasi altro tipo  di zucca andrà bene. Buona preparazione!


Ingredienti per circa korokke:
  • 500 g di zucca mondata a privata della scorza
  • sale e pepe q.b.
  • olio di semi per friggere
Per la panatura:
  • 3 cucchiai di farina 00
  • 1 uovo grande
  • panko

Procedimento:
Prima di tutto lavate la zucca, privatela della scorza e tagliatela a tocchetti. Andrà cotta a vapore, quindi posizionatela all'interno di una vaporiera e fate cuocere per circa 15 minuti. sarà pronta quando, inserendovi una forchetta, risulterà morbida.
Trasferite la zucca cotta in un recipiente e riducetela in purea con l'aiuto di una forchetta, aggiungete sale e pepe e fate raffreddare a temperatura ambiente.
Una volta raffreddata, aiutandovi con un cucchiaio formate le korokke dando loro una forma ovale o una forma tondeggiante, posizionatele sopra una placca da forno rivestita da carta forno e fate riposare in frigo per almeno 30 minuti. Così facendo si rassoderanno un poco e sarà più semplice panarle.
Trascorsi il tempo di riposo, è il momento di passare alla panatura. Preparate un piatto con la farina 00, uno con l'uovo sbattuto e uno con il panko. Passate le kabocha korokke prima nella farina, poi nell'uovo e infine nel panko (per una maggiore croccantezza ripassatele poi nell'uovo e ancora nel panko). 
Mettete a scaldare abbondante olio di semi e portatelo ad una temperatura di 180°, immergetevi le korokke e fate cuocere fino a doratura. Servite calde o tiepide, magari accompagnate da salsa tonkatsu, delizia assicurata!

Itadakimasu!




Korokke che passione!
Se le kabocha korokke hanno conquistato il vostro palato, non potrete certo farvi sfuggire le altre magnifiche varianti di questo goloso street food made in Japan! Che siano le classiche crocchette di patate, o le varianti più ricche con carne e pesce, rimangono uno dei cibi giapponesi più buoni, non fatevele scappare se vi trovate a passare per il Giappone!   
Ma sapete che in realtà è una ricetta originaria dell'Occidente? Ebbene si, fanno parte della yoshoku, la tradizione culinaia che adatta ricette provenienti dalla cucina occidentale. Volete saperne di più? Vi lascio qui un mio articoletto dove troverete un po' di curiosità sulla yoshoku (e la ricetta delle classiche korokke di patate😋)!

Appuntamento alla  prossima!
Sayonara 😘

Hambagu: l'hamburger giapponese


Ohayo amici del Giappone, e bentornati sul mio blog!

Qualche giorno fa, afflitta da estenuanti esami universitari e dal caldo soffocante, sentivo particolarmente la necessità di gustare qualcosa di buono. Ma semplice. Davvero, troppo caldo per passare il tempo davanti ai fornelli. Pensando e ripensando a cosa poter cucinare, mi è venuto in mente che non avevo mai preparato a casa l'hamburger alla giapponese, o meglio conosciuto in Giappone come hambagu

Ancora una volta si parla di yoshoku, quel magico connubio di tradizione culinaria nipponica e occidentale (vi lascio qui un articolo passato per rinfrescare un po' la memoria). Questo hamburger è amatissimo dai giapponesi, che son soliti servirlo accomapgnato dal una salsina dolce e dall'immancabile ciotolona di riso, la carne risulta morbidissima e al palato è sorprendentemente gustosa, un delicato ma inconfondibile profumo di Giappone! Vi propongo qui una versione semplice semplice, ho voluto aggiungere alla carne degli shitake e vi assicuro che vi rallegrerà la giornata, con la pamcia piena si affronta tutto con più positività! 😉

Ingredienti per 2 persone:
  • 200 g di macinato di bovino (oppure misto bovino/suino)
  • una cipolla piccolina
  • 1 uovo
  • 2 cucchiai di panko
  • 2 funghi shitake reidratati
  • 1 cucchiaio di sake
  • 1 cucchiaio di olio di semi
  • sale e pepe q.b.
Per la salsina:
  • 4 cucchiai di salsa di soia
  • 2 cucchiai di mirin
  • 2 cucchiai di sake
  • 1 cucchiaio di zucchero di canna
  • 3 cucchiai di acqua
Per accompagnare:
  • shiro gohan

Procedimento:
Prima di tutto ricordatevi di reidratare gli shitake in acqua tiepida, io solitamente li lascio in ammollo per mezza giornata, e ogni tanto vado cambiando l'acqua. Se il tempo a vostra disposizione stringe, un oretta andrà già bene.
Una volta reidratati i funghi procedete con la ricetta.
Iniziate con il tritare finemente la cipolla e con il tagliare a pezzettini molto piccoli i funghi shitake.
In una ciotola ponete il tritato e aggiungetevi la cipolla triturata e i funghi, 2 cucchiai rasi di panko, l'olio, il sake, aggiustate di sale e pepe e impastate con le mani per uniformare il tutto. Sempre aiutandovi con le mani, date forma ai vostri hamburger e tenete da parte.
Prepariamo adesso la salsina in cui cuoceranno i nostri hambagu. In una ciotolina unite salsa di soia, sake, mirin, acqua e zucchero, mescolate in modo che lo zucchero si sciolga e tenete da parte.
Adesso prendete una padella e fatevi scaldare un filo d'olio di semi, poi fativi rosolare gli hamburger, basteranno pochi minuti per lato in modo che durante la cottura l'interno rimanga morbido e succoso. Versate ora all'interno della pentola la salsina e fate cuocere a fuoco moderato per circa 10-12 minuti. Gli hamburger adesso sono pronti, toglieteli dalla padella e fate cuocere il sughetto per altri 2-3 minuti in modo che si restringa un po', il gusto sarà così molto più deciso.
Servite il vostro hambagu caldo caldo irrorandolo con la salsina e acompagnate con una sempre gradita ciotola di shiro gohan (qui la ricetta per chi se la fosse persa).

Itadakimasu!



Il tocco in più...
L'hambagu è un piatto che molto spesso capita di vedere negli anime, e infatti proprio poco tempo fa mi capitò di vederlo nel nuovo adattamento anime dello shojo manga Fruit Basket (non conoscevo ancora questo manga e mi domando perchè, adorabile! Guardatelo!). Qui Kagura Shoma, il cinghiale dello zodiaco cinese, ne prepara uno a Kyo, ricco di ricordi d'infanzia: infatti serve l'hambagu con sopra un uovo all'occhio di bue. Mica male come idea! Certo, magari non proprio l'ideale per il periodo estivo, meglio aspettare temperature più fredde...
Anche per oggi è tutto, appuntamento alla prossima!

Sayonara  😘

Recensione libro: La città incantata al di là delle nebbie di Sachiko Kashiwaba


Konnichiwa amici del Giappone e bentornati sul mio blog!

Se vi chiedessi "che profumo ha per voi l'estate?", cosa rispondereste? 
Io non avrei dubbi, vi direi profumo di libri! Quando ero piccola estate voleva dire libri! Vivevo proprio di fronte alla biblioteca comunale e amavo gironzolare tra quegli scaffali alla ricerca di nuovi libri. Quel profumo inconfondibile di carta, inchiostro e polvere ha un che di proustiano per me, ancora oggi è l'odore che più adoro e che immancabilmente riaccende i miei ricordi.

E se ancora mi chiedeste "che libro è l'estate?", io vi risponderei: un libro di narrativa per ragazzi. Seplice. Mio papà me ne regalava tantissimi, all'epoca andavano molto quelli del Battello a vapore, io li amavo! Erano racconti semplici, ma agli occhi della me bambini apparivano come meravigliose avventure. Ancora oggi la narrativa per ragazzi racchiude un fascino inestimabile!

Mi sono lasciata un po' trasportare dalla nostalgia, ma a mia discolpa devo dire che  La città incantata al di là delle nebbie è di Sachiko Kashiwaba è il libro perfetto per tornare un po' bambini in questo afoso pomeriggio di inizio estate. Gli ingienti indispensabili per una magica avventura ci sono tutti, e Hayao Miyazaki ne sa qualcosa, visto che da questo racconto trasse ispirazione per la sua Città Incantata!
In tutta sincerità quando acquistai questo libro ero soprattutto atteatta dall'idea di rivivere le emozioni provate con il film, di ritrovare quei personaggi che tanto avevo amato. Ebbene, già dal primo rigo rimasi sorpresa. Poco ha a che vedere con il film Ghibli, ma superato il primo momento di stupore questo è uno dei motivi che me lo hanno fatto apprezzare di più. L'ambinetazione è diversa, i personaggi sono diversi, la trama è diversa, ma con tutto ciò, proseguendo nella lettura, saltano subito all'occhio particolari che richiamano alla mente il film, e la voglia di scoprirne altri ti spinge a leggere ancora una pagina, ancora un'altra pagina...e improvvisamente il libro è finito, e rimane quel soffuso senso di meraviglia e nostalgia che caratterizza la fine di un'avventura.

Vorrei non svelarvi troppo, quindi non scenderò nei dettagli ma posso dirvi che come è consuetudine della narrativa per ragazzi, si tratta di un romanzo di formazione. Seguiremo l'avventura estiva della piccola, insicura e un po' piagnucolona Rina a Valle della Nebbia. Con lei scopriremo le piccole meraviglie della Strada Matta e dei suoi bizzarri abitanti. Come la Stanza delle Necessità potteriana, Rina capirà presto che la Valle della Nebbia è il luogo senza tempo e senza luogo di cui nessuno conosce l'esistenza ma di cui tutti avremmo bisogno. E con lei lasceremo alle spalle le nostre insicurezze, impareremo il valore dell'impegno, impareremo a contare su noi stessi prima che su gli altri. 
Compiremo il prmo passo verso la crescita, capiremo il valore di ciò che ci circonda, senza dimenticare quel tocco di fantasia che addolcisce la realtà. 

Non aggiungo altro, se amate le favole, non potrete che amare questo racconto! 😊


"...da bambina, ogni volta che leggevo un libro, in qualche modo, pensavo a come avrei potuto andare a visitare i luoghi in cui era ambientata quella storia. Finite le scuole medie, mi accorsi che il mio mondo era già popolato di per sè da tantissime persone diverse e incredibili..."


Sayonara! 😘

Nikujaga

Durante i lunghi e freddi mesi infernali, cosa risclada più di un buon piatto caldo che profuma deliziosamente di casa? Ogni famiglia ha...