Konbanwa amici del Giappone e bentornati sul mio blog!
Innanzitutto anche se in ritardo, Buon Natale! 😘
Abbandonando per un attimo quel torpore che scandisce il tempo tra Natale e Capodanno, oggi vi propongo un dolcino che stuzzica l'appetito ma che allo stesso tempo è leggero e semplice da realizzare, ovviamente con un tocco in più tutto giapponese: le madeleine al tè matcha e sake.
Io letteralmente adoro le madeleine, ma sul serio! Le ho scoperte leggendo A la recherche du temps perdu di Marcel Proust, sono rimasta talmente affascinata dalle sensazioni che questo dolcetto aveva provocato nel protagonista che ho voluto assolutamente provarle (amo ricreare a casa i cibi che scovo in libri e film). Inutile dire che è stato amore. Le preparo spesso e volentieri, sono versatilissime e talmente buone che ad oggi raramente sono arrivate al giorno dopo. Ovviamente non potevo non provarle al matcha, ho fatto varie prove e la ricetta che vi propongo è quella che a mio parere permette di farne risaltare al meglio il sapore. Il risultato è un dolcetto soffice e dal sapore delicato, le ho gustate sorseggiando un tè verde ed erano deliziose, uno sfizietto niente male!
Ingredienti per circa 40 madeleine:
- 3 uova
- 150 g di zucchero
- 180 g di farina
- 8 g di lievito per dolci
- 50 ml di latte di avena
- 2 cucchiai di sake
- due cucchiaini di polvere di matcha
- 80 ml di olio di semi
Preparazione:
In una ciotola montate le uova con lo zucchero fino a che non otterrete un composto spumoso.
A parte setacciate la farina con il lievito e la polvere di matcha e unite al composto di uova e zucchero.
Sempre mescolando aggiungete il sake e 40 ml di latte d'avena, amalgamate per bene e poi unite anche l'olio. Per ultimo aggiungete i restanti 10 ml di latte.
Fate riposare il composto per almeno 30 minuti a temperatura ambiente.
Passati i 30 minuti versate il composto nell'apposito stampo per madeleine (per ogni formina servirà poco meno di mezzo cucchiaio di impasto. Durante la cottura la madeleine gonfierà parecchio!) e infornate a 180° per circa 15 minuti.
Le madeleine sono perfette servite calde con una tazza di tè, ma anche fredde non sono niente male e si mantengono per almeno 3 giorni se conservate sotto una campana di vetro o in un contenitore a chiusura ermetica (ma tanto questi dolcetti sono uno tira l'altro, difficile che arrivino al giorno dopo!).
Itadakimasu
Un tè con l'autore
Vista la ricetta, mi prendo la libertà di portarvi con me fuori dai confini del Giappone in un viaggio che ci porterà fino in Francia, nella Parigi di inizio '900, patria di Marcel Proust. Vorrei condividere con voi il passo della madeleine, la magia di un profumo che fa rivivere il passato, così che anche gustare questo piccolo dolcetto possa trasformarsi, chissà , in un momento unico!
"Una sera d’inverno, appena
rincasato, mia madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di
prendere, contro la mia abitudine, un po’ di tè. Dapprima rifiutai, poi,
non so perché, mutai parere. Mandò a prendere uno di quei dolci corti e
paffuti, chiamati madeleine, che sembrano lo stampo della valva
scanalata di una conchiglia di San Giacomo. E poco dopo, sentendomi
triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso,
portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo
lasciato inzuppare un pezzetto di madeleine. Ma appena la sorsata
mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii,
attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso
piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito,
m’aveva reso indifferenti le vicessitudini, inoffensivi i rovesci,
illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre,
contingente, mortale. Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della madeleine. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura. Da dove veniva? Che senso aveva? Dove fermarla?
Bevo una seconda sorsata, non ci trovo più nulla della prima, una terza
che mi porta ancor meno della seconda. E tempo di smettere, la virtù
della bevanda sembra diminuire. È chiaro che la verità che cerco non è
in essa, ma in me. È stata lei a risvegliarla, ma non la conosce, e non
può far altro che ripetere indefinitivamente, con la forza sempre
crescente, quella medesima testimonianza che non so interpretare e che vorrei almeno essere in grado di richiederle e ritrovare intatta,
a mia disposizione (e proprio ora), per uno schiarimento decisivo.
Depongo la tazza e mi volgo al mio spirito. Tocca a lui trovare la
verità … retrocedo mentalmente all’istante in cui ho preso la prima
cucchiaiata di tè. Ritrovo il medesimo stato, senza alcuna nuova
chiarezza. Chiedo al mio spirito uno sforzo di più…ma mi accorgo della
fatica del mio spirito che non riesce; allora lo obbligo a prendersi
quella distrazione che gli rifiutavo, a pensare ad altro, a rimettersi
in forze prima di un supremo tentativo. Poi, per la seconda volta, fatto
il vuoto davanti a lui, gli rimetto innanzi il sapore ancora recente di
quella prima sorsata e sento in me il trasalimento di qualcosa che si
sposta, che vorrebbe salire, che si è disormeggiato da una grande
profondità ; non so cosa sia, ma sale, lentamente; avverto la resistenza e odo il rumore degli spazi percorsi…All’improvviso il ricordo è davanti a me.
Il gusto era quello del pezzetto di madeleine che a Combray, la
domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia
Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di
tiglio."
(Marcel Proust, Dalla parte di Swan)
Siamo usciti un po' fuori dai confini del Giappone questa volta, ma l'unione di due culture è sempre affascinante, no? Approfitto del momento anche per augurarvi un felice anno nuovo! Ci rivediamo nel 2019!
Sayonara 😘
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