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Karaage: pollo fritto alla giapponese






Ohayoo amici e bentornati nel mio blog!😘
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Oggi nuova ricetta made in Japan, il karaage, pollo fritto alla giapponese, una ricetta gustosissima e ottima da inserire in un bel bento! 😋
Il pollo fritto certamente è un must della cucina di tutto il mondo, ogni nazione ha la sua ricetta, quindi, voi direte, cosa rende questo pollo speciale? Prima di tutto la marinatura! Infatti i tocchetti di pollo, prima di esser fritti, vengono fatti macerare in un composto di salsa di soia, zenzero e aglio, ma sicuramente molto merito va anche alla panatura con farina e maizena...croccantezza assicurata! 
Il tocco finale? Una spolverata di sichimi togarashi (tradotto sarebbe "peperoncino ai sette sapori"), meglio conosciuto in Europa come nanami togarashi, un mix di spezie giapponesi composto da peperoncino rosso, pepe giapponese, sesamo nero e sesamo bianco, scorza d'arancia, alga nori e zenzero.


Dunque, presentazioni fatte, è il momento di passare alla ricetta! 😁

Ingredienti per 4 persone:
  • 500 g di cosce e sovracosce di pollo disossate
  • 3 cucchiai di salsa di soia
  • 2 cucchiai di mirin
  • 1 cucchiaio di sakè
  • zenzero fresco 
  • 1 spicchio d'aglio
  • 1 spicchio di mela
  • 3 cucchiai di farina 
  • 3 cucchiai di maizena
  • sichimi togarashi (reperibile nei negozi di alimentari etnici)
Procedimento:
Per prima cosa pulire il pollo, eliminare la pelle (o se preferite potete lasciarne una parte per rendere il pollo ancora più croccante), e quindi tagliatelo a tocchetti di circa 4 cm. Fatto ciò, è il momento di preparare la marinata: in una ciotola mischiate salsa di soia, mirin, sakè, aglio, zenzero e mela grattugiati; unite il pollo, mischiate bene in modo che ogni pezzetto assorba la salsa e lasciate a macerare in  frigo per qualche ora. Il tempo minimo sarebbe di due ore, ma se desiderate un sapore più delicato anche una sola ora andrà bene (nessuno vi vieta di farlo macerare anche per più di due ore, l'importante è tenerlo in frigo in modo che non  si rovini, otterrete sicuramente un pollo molto saporito). 
Passato il tempo prendete il pollo e passate ogni pezzetto nel mix di farina e maizena, impanate per bene e fate friggere in olio caldo, la temperatura giusta per ottenere una frittura perfetta è 180°, regolatevi dunque con un termometro da cucina (è importante non superare questa temperatura perchè l'olio risulterebbe troppo caldo, e vi ritroverete con un pollo bruciato fuori e crudo dentro, quindi occhio all'olio!). 
Servite il pollo caldo con una spolverata di sichimi togarashi e della maionese giapponese, ma il karaage è squisito anche freddo! 😉 

Itadakimasu!


⧫ un piccolo trucco: anche senza termometro da cucina è possibile capire se l'olio è ad una temperatura giusta. Se il pezzetto di pollo va a fondo l'olio è ancora troppo freddo, al contrario se rimane a galla l'olio è troppo caldo. Quindi per un'ottima cottura il pezzetto dovrà galleggiare a metà!😉
Anche per oggi è tutto, spero la ricetta si stata di vostro gradimento e vi do' appuntamento alla prossima!
Sayoonara! 😘

Cucina giapponese: le basi. Anko, la marmellata di fagioli azuki.




Konnichiwa amici! 😘
E siamo giunti al primo appuntamento dell'anno qui sul blog, quindi, quale modo migliore di affrontare l'anno, se non con una bella ricetta? 
Oltretutto quella di oggi la trovo particolarmente adatta all'occasione, in quanto l'anko, la marmellata di fagioli azuki, è un ingrediente onnipresente nella cucina giapponese tradizionale, soprattutto per quanto riguarda i dolci. A mio parere iniziare l'anno sapendo preparare l'anko (che in Italia, comunque, è pressochè impossibile trovare), può solo tornare a nostro vantaggio...da oggi più alcun ostacolo si opporrà tra noi e i dolci giappo!
Battute sceme a parte...quando ho iniziato ad avvicinarmi alla cultura giapponese, scoprire che la stragrande maggioranza di loro dolci fosse realizzata con questa marmellata di fagioli mi ha un po' spiazzata, e anche giustamente diciamo, in fondo da noi dolci e fagioli sono su due piani diametralmente opposti. Eppure è deliziosa, ha un sapore così dolce che risulta anche difficile credere sia fatta con i fagioli. Vedrete anche voi!😉

Quando si parla di anko non si può fare a meno di pensare ai wagashi, i dolci tradizionali giapponesi che accompagnano la cerimonia del tè, ma non è il solo suo impiego, infatti l'anko è usato anche nella preparzione di dorayaki, dango, taiyaki e manju
Esistono due tipi di anko:
  • Tsubusan, (tsubu sta per chicchi e an sta per anko). E' la versione meno lavorata, con i fagioli lasciati interi.
  • Koshian, (koshi viene dal verbo kosu→ filtrare). E' la versione più lavorata, in questo caso il composto viene frullato e il risultato è cremoso. 
Passiamo adesso alla ricetta, ma prima un appunto: per realizzare l'anko, l'ingrediente principale è senza dubbio il tempo! Armatevi di pazienza perchè il procedimento è lungo, richiede attenzione e precisione, però il risultato finale ripaga del tempo speso, quindi fate bene i vostri conti e godetevi poi il tempo che dedicherete all'anko! 
(Magari prima guardate "Le ricette della signora Toku", un film che è pura poesia, vedere con quanto amore questa vecchina, dall'animo puro e sognatore, si dedichi alla preparazione dell'anko vi farà innamorare!) 

Ingredienti:
  • 200 g di fagioli azuki
  • 200 g di zucchero (io personalmente ne ho usati 150g perchè non amo i sapori eccessivamente dolci)
  • un pizzico di sale
  • acqua
Procedimento:
Per prima cosa facciamo reidratare i fagioli mettendoli a bagno per una notte intera.
Passato il tempo, è il momento di passare alla cottura dei fagioli. Si inizia con un procedimento che i giapponesi chiamano shibunuki, che vuol dire "togliere il sapore amaro", ed è la parte un po' più complicata: i fagioli vanno fatti bollire per dieci minuti, si aggiunge a questo punto una tazza di acqua fredda e si fanno bollire per altri dieci minuti. Spento il fuoco, i fagioli vanno fatti scolare, si sciacquano e si fanno poi bollire per altri dieci minuti. Questo processo andrà ripetuto per altre due volte. 
Adesso i fagioli andranno riposti in un recipiente, coperti con il doppio dell'acqua rispetto al contenuto e vanno fatti cuocere per circa due ore, quando i fagioli risulteranno morbidi e si schiacceranno facilmente, allora sono pronti. A questo punto si riduce l'acqua e si aggiungono zucchero e sale, tenendo sul fuoco fino a quando il composto non risulterà lucido e si vedrà il fondo della pentola. 
L'anko è pronto per essere consumato, ma io ho preferito passarlo al setaccio per ottenere una marmellata liscia. Se non lo consumate subito riponetelo all'interno di un barattolo per conserve precedentemente sterilizzato e conservate in frigo, si manterrà per circa una settimana!
Itadakimasu

P.S. se aveste voglia di provare subito qualche ricetta con l'anko, vi lascio le mie ricette di daifuku mochi e dorayaki cliccando rispettivamente quiqui. 😉

Spero la ricetta sia di vostro gradimento, e alla prossima!
Sayoonara!😘

Nikujaga

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